QUELL'ULTIMA ESTATE


Ripercorrevo quella strada, la stessa che da bambino prima, e da ragazzo poi, percorsi centinaia, forse migliaia, di volte.
E quello che i miei occhi osservavano, coincideva perfettamente con tutte le immagini che sembravano ancora così fresche nella mia mente, come tante piccole istantanee scattate in tempi non troppo lontani.
In realtà tutti i miei ricordi risalivano a molti anni prima ed appartenevano ad un'età in cui per nutrire gli animi erano sufficienti i sogni e le speranze; ma il tempo passato ad aspettare il futuro ormai se n'era già andato, trascinando altrove il suo pesante fardello di problemi e aspettative puntualmente deluse, niente di troppo inconsueto insomma.
Quale poteva essere allora l'origine di tanta malinconia, se non la consapevolezza che tutti quei bei momenti erano ormai scivolati via dalla mia presa, abbandonandomi come se non meritassi che le speranze che alimentavano la mia esistenza di allora si tramutassero in realtà?
Me lo domandavo ogni santo giorno ma senza mai poter trovare una risposta a questo soffocante quesito, già, soffocante come la malinconia, questa dolce e maleducata amica che senza alcun preavviso ci viene a trovare, scoprendoci fragili e facendo di noi una facile preda.
Proprio come me, in questo momento, circondato dallo spettacolo impareggiabile offerto dalla natura, così familiare ma al tempo stesso così alieno e spaventoso, come se queste colline e i boschi che nascono ai loro piedi, mi stessero osservando e giudicando per chissà quali colpe; la crudeltà più grande è però insita nell'uomo stesso, così egoista da poter credere di trovarsi anche per un solo attimo in armonia con la pace della natura, lui, che sa essere così crudele, incapace di comprendere davvero fino in fondo il significato autentico di chi è stata progenitrice della vita e di conseguenza estraneo in cotanta serenità.

Spesso mi capita di sognare ad occhi aperti, di vagare per un tempo infinito nello spazio finito di un momento, quel momento in cui il ricordo viene alla luce e mi colpisce, mi emoziona, mi vince e mi riporta indietro di mesi, di stagioni, e a volte anche di anni.
E se mi fermo per un solo istante, lasciando che la memoria abbia il sopravvento su di me, posso illudermi e credere davvero di poter rivivere quanto sto immaginando.
Quella fu l’estate più bella della mia vita, quando gli anni erano ancora troppo pochi per essere adulti ma abbastanza per cogliere tutto il meglio che la vita aveva da offrire.
A quell’età pensavamo di avere l’eternità davanti a noi, e di poterla fare nostra, di ingannarla e di plasmarla a nostro piacimento, ma non avremmo mai potuto immaginare che la stagione più bella della nostra vita sarebbe stata proprio quella, la più semplice mai vissuta, e la felicità raggiunta ci avrebbe fatto capire che nessuna ricchezza o fortuna al mondo avrebbe mai potuto anche solo lontanamente essere paragonata a quei momenti che parevano senza fine.

E se ci penso, ancora oggi a distanza di anni, anni che gravano su di me come macigni il cui peso sembra a volte insopportabile, non posso che desiderare fortemente di fermare la corsa inarrestabile della vita e di invertire la rotta, ripercorrere a ritroso il tempo fino ad arrivare a quell’ultima estate.

Bastava poco, una bmx, una giornata di sole e l’amico fedele a regalarti quel senso di libertà che mai più avresti provato nella tua vita..quando l’imbrunire iniziava ad avvolgere case, strade e alberi di Cimaferle, ecco che davvero ti sentivi vivo, libero.